sabato 31 maggio 2008

Il potere e il limite del blog

“[…] In genere ai “diari personali on line” viene riconosciuta una virtù: quella di mettere sotto pressione i grandi media, denunciandone imprecisioni, incongruenze e falsificazioni oppure costringendoli a considerare notizie che nel circuito tradizionale non trovano spazio. Nelle loro versione migliore i blog hanno costretto grandi testate come il New York Times a imbarazzanti rettifiche, o note società, come la Kryptonite ad ammettere che i suoi lucchetti “inviolabili” erano in realtà scassinabili con una penna a sfera. In genere gli spin doctor non amano i blog, proprio perché agiscono secondo logiche diverse da quelle dei media tradizionali e, grazie alla trasversalità della rete, sono in grado di mobilitare centinaia di migliaia di persone, talvolta nel giro di poche ore, secondo il meccanismo di “linkaggio” da un sito all’altro. […] Siccome creare i blog è facilissimo e immediato, gli spin doctor hanno imparato a contare su un net-work di siti all’apparenza spontanei, ma in realtà gestiti da simpatizzanti politici, naturalmente sotto pseudonimo, che a loro volta “bombardano” con note ispirate dagli spin doctor i bloggisti più noti, inducendoli a commentare l’argomento o a rilanciare la notizia. A quel punto la catena parte e il gioco è fatto. Il fenomeno del blogger politicamente orientato è particolarmente insidioso. E il fatto che la blogsfera ignori questa realtà facilita il compito degli spin doctor, che peraltro sanno come nascondere o rendere di difficile reperibilità siti scomodi. L’operazione si chiama “Google-washing”, termine coniato dal giornalista Andrew Orlowsky, che per primo ha individuato e spiegato questa tecnica in un articolo pubblicato su The register. Si tratta di un accorgimento che consente da un lato di far retrocedere nelle pagine Internet i siti non graditi quando li si cerca usando una parola chiave attraverso i motori di ricerca (in particolare quello più diffuso, Google, da cui è stato derivato il neologismo). Dall’altro, ed è questa la particolarità, nel fare apparire nella prima schermata riferimenti a uno o più siti che danno all’espressione ricercata un significato diverso da quello originario. […]Com’ è possibile un operazione del genere? Pagando Google? Niente affatto, Google è un’azienda molto seria e molto ricca che non ha certo bisogno di ricorrere a una volgare corruzione per ottenere i profitti. […] Un abile esperto di informatica riuscirà a far collocare il sito voluto nelle prime posizioni, moltiplicando i “linkaggi” grazie a tecniche informatiche mirate; il tutto a fronte di una spesa tutto sommato modesta. E, ancora una volta, restando nell’anonimato: scoprire chi commissiona questo tipo di operazioni è, di fatto, impossibile. È questa la lacuna più grave del Web, l’anonimato che porta all’abuso di una libertà praticamente infinita e che diventa una formidabile strumento di propaganda in parte nei regimi democratici ma soprattutto- ed è molto inquietante- in quelli dittatoriali e per i gruppi terroristici[…]”

Tratto da: Gli stregoni della notizia, Marcello Foa, Guerini e Associati

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