giovedì 4 marzo 2010

"Noi, ragazzi degli anni '60..."

"Fin dai primi passi ci avevano insegnato a guardare il mondo circostante attraverso gli occhiali rosa della mitologia ufficiale. A questo erano finalizzate tutte le istituzioni del sistema: la scuola, dall'asilo alle aule universitarie, il komsomol, la stampa, la radio, la letteratura del "realismo socialista". Tutto era mirato a quest'unico obiettivo e l'apparato del partito, il KGB e la censura vegliavano attentamente affinché nessuna voce dissonante turbasse questi sforzi congiunti...
Si può dire che l'esperimento sia riuscito? Solo in parte. Perché proprio il destino della nostra generazione ha mostrato meglio di qualunque altra esperienza che la vita è indistruttibile, che è più astuta anche dei calcoli all'apparenza più perfetti e lungimiranti.
Allevata artificialmente in ambiente sterile, nel laboratorio dei piani quinquennali stalinisti, messa accuratamente al riparo da qualsiasi "influenza perniciosa", questa generazione non solo non divenne il sostegno incrollabile del sistema, ma fu la prima a infliggergli dei colpi consistenti e soprattutto cominciò a distruggere la sua "leggenda".
Tutto ciò si sarebbe verificato su vasta scala molto più tardi, ma alcuni isolati germogli cominciarono a bucare l'asfalto già allora".
Jurij Burtin