lunedì 28 aprile 2008

Breve storia del BLOG

Cenni storici

Il termine weblog è stato creato da Barger nel dicembre del 1997, e apparve per la prima volta nel suo sito personale. La versione tronca blog è stata creata da Peter Merholz che nel 1999 ha usato la frase "we blog" nel suo sito, dando origine al verbo "to blog" (ovvero: bloggare, scrivere un blog).

Attraverso i blog la possibilità di pubblicare documenti su Internet si è evoluta da privilegio di pochi (università e centri di ricerca) a diritto di tutti (i blogger, appunto).

I blog hanno anche alcune somiglianze con i wiki, nel modo in cui vengono gestiti gli aggiornamenti, favoriti i commenti dei lettori e stimolate le nascite di community.

Strutturazione e funzionamento

La struttura è costituita, solitamente, da un programma di pubblicazione guidata che consente di creare automaticamente una pagina web, anche senza conoscere necessariamente il linguaggio HTML; questa struttura può essere personalizzata con vesti grafiche dette template (ne esistono diverse centinaia).

Il blog permette a chiunque sia in possesso di una connessione internet di creare facilmente un sito in cui pubblicare storie, informazioni e opinioni in completa autonomia. Ogni articolo è generalmente legato ad un thread, in cui i lettori possono scrivere i loro commenti e lasciare messaggi all'autore.

Il blog è un luogo dove si può (virtualmente) stare insieme agli altri e dove in genere si può esprimere liberamente la propria opinione. È un sito (web), gestito in modo autonomo dove si tiene traccia (log) dei pensieri; quasi una sorta di diario personale. Ciascuno vi scrive, in tempo reale, le proprie idee e riflessioni. In questo luogo cibernetico si possono pubblicare notizie, informazioni e storie di ogni genere, aggiungendo, se si vuole, anche dei link a siti di proprio interesse: la sezione che contiene links ad altri blog è definita blogroll.

Tramite il blog si viene in contatto con persone lontane fisicamente ma spesso vicine alle proprie idee e ai propri punti di vista. Con esse si condividono i pensieri, le riflessioni su diverse situazioni poiché raramente si tratta di siti monotematici. Si può esprimere la propria creatività liberamente, interagendo in modo diretto con gli altri blogger.

Un blogger è colui che scrive e gestisce un blog, mentre l'insieme di tutti i blog viene detto blogsfera o blogosfera (in inglese, blogsphere). All'interno del blog ogni articolo viene numerato e può essere indicato univocamente attraverso un permalink, ovvero un link che punta direttamente a quell'articolo.

In certi casi possono esserci più blogger che scrivono per un solo blog. In alcuni casi esistono siti (come Slashdot) simili a blog, però sono aperti a tutti.

Alcuni blog si possono considerare veri e propri diari personali e/o collettivi, nel senso che sono utilizzati per mettere on-line le storie personali e i momenti importanti della propria vita. In questo contesto la riservatezza, il privato, il personale va verso la collettività.

Tipologie di blog

La maggior parte dei blogger usa il blog come diario personale, per far conoscere i propri sentimenti e le proprie opinioni ai lettori che hanno a loro volta un blog, ma anche sconosciuti che vagano per la blogsfera (o Blogosfera) passando di link in link. Sono molto diffusi anche i blog tenuti da giornalisti, oppure i blog umoristici e autoironici, impegnati, satirici, "televisivi" o umoristici; non mancano infine blog di scrittori o di poesia. Alcuni blog includono interviste o vere e proprie trasmissioni radiofoniche.

Tra le tipologie più diffuse troviamo:

  • blog personale - Come già accennato, è la categoria più diffusa. L'autore vi scrive le sue esperienze di ogni giorno, poesie, racconti, desideri (più o meno proibiti), disagi e proteste. Il contributo dei lettori nei commenti è in genere molto apprezzato e dà vita a discussioni molto personali (ma anche a flame). Questo tipo di blog è usato spesso da studenti di scuola superiore o universitari, con un gran numero di collegamenti incrociati tra un blog e l'altro.
  • blog di attualità - Molti giornalisti utilizzano i blog per dare voce alle proprie opinioni su argomenti d'attualità o fatti di cronaca, o più semplicemente per esprimere la propria opinione su questioni che non trovano quotidianamente spazio fra le pagine dei giornali per i quali scrivono. Altre persone utilizzano il blog per commentare notizie lette su giornali o siti internet.
  • corporate blog o blog aziendale - Il blog tenuto da uno o più dipendenti di una azienda: una voce più informale rispetto al sito internet. I blogger sono tenuti a rispettare un codice aziendale, ma i blog aziendali sono spesso visitati le la semplicità e immediatezza delle informazioni che vi si trovano.
  • blog tematico - Ogni essere umano ha un hobby o una passione. Spesso questo tipo di blog diventa un punto d'incontro per persone con interessi in comune.
  • blog directory - Una delle caratteristiche peculiari dei blog è la gran quantità di link. Alcuni blog si specializzano nella raccolta di link su un argomento particolare. Anche alcuni siti di news possono rientrare in questa categoria.
  • photoblog - Sono blog su cui vengono pubblicate foto invece che testi.
  • blogames - Sono blog su cui vengono pubblicati giochi invece che testi.
  • blog vetrina - Alcuni blog fungono da "vetrina" per le opere degli autori, come vignette, fumetti, video amatoriali o altri temi particolari.
  • blog politico - Vista l'estrema facilità con la quale è possibile pubblicare contenuti attraverso un blog, diversi politici lo stanno utilizzando come interfaccia di comunicazione con i cittadini, per esporre i problemi e condividere le soluzioni, principalmente a livello locale.
  • urban blog - Blog riferiti ad una entità territoriale definita (una città, un paese, un quartiere) e che utilizzano la tecnica del passaparola digitale per compiti di socializzazione diretta e indiretta anche con l'utilizzo di immagini e video riferiti alla comunità. Interessante l'utilizzo di mappe e di sistemi di social bookmariking per aumentare il livello di condivisione e di collaborazione.
  • watch blog - Blog in cui vengono criticati quelli che l'autore considera errori in notiziari on-line, siti web o altri blog.
  • m-blog - Blog utilizzati per pubblicizzare le proprie scoperte musicali e renderne gli altri partecipi attraverso la pubblicazione di mp3 (da qui il prefisso) o file audio dei più disparati formati.
  • vlog o video blog - Si tratta di un blog che utilizza filmati come contenuto principale, spesso accompagnato da testi e immagini. Il vlog è una forma di distribuzione di contenuti audiovideo. I vlog sono utilizzati da blogger, artisti e registi.
  • Audio Blog - Si tratta di blog audio pubblicati attraverso il Podcasting. La peculiarità di questo tipo di blog è la possibilità di scaricare automaticamente sia sul proprio computer che sui lettori mp3 portatili come l'iPod gli aggiornamenti attraverso i feed RSS con gli audio incapsulati.
  • nanopublishing - blog monotematico, dal contenuto leggero e scritto a più mani.
  • moblog - blog che si appoggia alla tecnologia "mobile", ovvero dei telefoni cellulari. I contenuti sono spesso immagini (inviate via MMS) o video (in alcuni casi registrati direttamente in video chiamata).
  • multiblogging - Si tratta della possibilità di gestire più blog con uno script solo, spesso supportano la multiutenza.
  • blognovel o blog novel o blog fiction - un romanzo o un racconto suddiviso in brevi tranches che si sviluppa su un blog e che è quindi rivolto ad un pubblico. Il più delle volte i commenti di altri bloggers e/o visitatori possono essere utili indicazioni per l'autore nello sviluppo della storia.
By Wikipedia

domenica 27 aprile 2008

Sabato 26 aprile

Continua il nostro appuntamento settimanale in via San Michele con le lezioni del Prof. Lelio Alfonso(vedi foto) alle 8.30 di sabato mattina. Da segnalare sin da subito una importantissima novità: l'aula dove fare lezione era già aperta. Questo è un passaggio fondamentale visto che le precedenti lezioni ci siamo trovati davanti solo delle porte chiuse. Due altri particolari, extra lezione, hanno reso speciale la nostra mattinata. Il primo: se è vero che la porta dell'Aula Magna era aperta questo non vuol dire che tutto il materiale al suo interno fosse pienamente funzionante. Infatti, accesso il pc ci siamo accorti che internet non andava. Qui sorge la domanda: come si può fare lezione di giornalismo on-line senza internet? E' un pò come fare una torta al limone senza il limone, la torta viene ma che gusto ha? E' qui che si collega il secondo particolare: non funzionando internet abbiamo cambiato aula dove fosse possibile utilizzare internet.
Al di là di questi elementi di cronaca spicciola, tutta la lezione si è svolta a partire dal fenomeno Beppe Grillo, su come in questi anni sia riuscito a sfruttare al meglio lo strumento del blog, riusciendo ad essere all'ottavo posto nel ranking di blog più visitati al mondo.
L'approfondimento sul Blog di Grillo ci ha dato la possibilità di introdurre il tema del Flash mob e del Meetup.
Infine ci siamo un pò inoltrati nelle pagine internet dei maggiori quotidiani italiani da repubblica.it a corriere.it, ilgiornale.it. Infine abbiamo visitato i siti dei candidati americani alla presidenza degli Staes: Barak Obama,Hillary Clinton, Jonh McCain. Navigando su questi siti abbiamo potuto vedere come il blog in america sia superato tant'è vero che nei siti politici americani la sezione blog occupa una piccola parte nella struttuara generale nel sito.

venerdì 25 aprile 2008

Mescalina





E’ l’uomo del bosco..”, così ieri sera presso il locale Down under Pub, uno dei più promettenti gruppi punk parmigiani, i “Mescalina”, ha aizzato le folle, corse da tutta la provincia e non solo. “Appena ho saputo del loro concerto mi sono fiondata a Noceto per sentirli ” così ci racconta Picci, ragazza modenese, iscritta al primo anno di Ingegneria Gestionale. I Mescalina

nascono alcuni anni fa in un piccolo paesino vicino a Parma, Vicomero, i loro fondatori sono i fratelli Melegari che decidono di mettere a frutto le loro passioni musicali scrivendo canzoni e esibendosi in tutta la provincia di Parma, da Sant’Ilario passando per Noceto fino a Salsomaggiore.

Proprio i Mescalina ieri sera hanno aperto la serata iniziale del concorso canoro “Suoni dal vivo”, organizzata dal Down under Pub con lo scopo di dare la possibilità ai giovani gruppi emergenti di avere un luogo dove esibirsi. In palio per la band vincitrice la possibilità di una doppia serata retribuita nel medesimo locale oltre ad un buono acquisto per materiale tecnico.

Nella prima serata del concorso, si sono esibite moltissime band, di generi e stili diversissimi – dal punk, all’hard rock, al soul- ma tutto il pubblico era proteso ad ascoltare e a “pogare” sulle note di “Cervello in scatoletta” e “Slot machine” alcune delle canzoni che caratterizzano il repertorio della band venuta da Vicomero.

“All’inizio quando Melo scriveva le canzoni non ero proprio convinto che potessero avere successo ma quando ha scritto, di punto in bianco, “L’uomo del bosco” ha raggiunto veramente l’apice della sua genialità”, cosi all’uscita del locale , Manzo, uno tra i primi fans dei Mescalina, ha commentato il concerto appena concluso.

Si potrebbero spendere milioni di parole per esaltare le doti canore di questo gruppo, ma nessuna di queste riuscirebbe a rendere il nuovo suono inventato da questa band emergente. A tutti un consiglio, ascoltate, risascoltate e “pogate” le canzoni dei Mescalina.

lunedì 21 aprile 2008

"Stay Hungry. Stay Foolish."



Stanford Report, 14 giugno 2005 - Questo è il testo del discorso di Steve Jobs, capo di Apple Computer e Pixar Animation studio, in occasione della consegna dei diplomi celebratasi il 12 giugno 2005.






Sono onorato di essere con voi oggi, per la vostra laurea in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Ad essere sincero, questo è la cosa più vicina ad una laurea, per me.
Oggi voglio raccontarvi tre storie che mi appartengono. Tutto qui. Niente di particolare. Solo tre storie.

La prima storia parla di unire i puntini.

Ho smesso di frequentare il Reed College dopo i primi 6 mesi, ma gli sono rimasto attorno per altri 18 mesi prima di lasciarlo definitivamente. Perchè lo feci?

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa universitaria nubile e decise di darmi in adozione. Sentiva nel suo cuore che io dovessi essere adottato da un laureato, così venne preparata la mia adozione, alla nascita, per un avvocato e sua moglie.

Solo quando vidi la luce questi decisero all’ultimo momento di desiderare una bambina. Quindi i miei genitori, che erano in lista d’attesa, vennero chiamati nel mezzo della notte da una voce che chiedeva: “Abbiamo un bambino indesiderato, lo volete?” Essi dissero: “Certo”. Mia madre biologica scoprì in seguito che mia madre non si era mai laureata a che mio padre non aveva neanche il diploma di scuola superiore. Rifiutò di firmare i documenti per l’adozione. Accettò, riluttante, solo qualche mese dopo quando i miei genitori promisero che un giorno sarei andato all’università.

17 anni dopo andai all’università. Ma ingenuamente scelsi un istituto universitario costoso quanto Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori lavoratori furono spessi per la retta. Dopo sei mesi non riuscivo a vederne l’utilità. Non avevo idea di cosa fare nella vita e nessun indizio su come l’università avrebbe potuto aiutarmi a capirlo. Così spesi tutti i soldi che i miei genitori avevano risparmiato in un’intera vita di lavoro. Decisi di non seguire il piano degli studi obbligatorio, confidando nel fatto che tutto si sarebbe sistemato. Ero molto spaventato da quella decisione, ma col senno di poi, sarebbe stata una delle migliori decisioni che avessi mai preso. Nel momento in cui scelsi un piano di studio personalizzato avevo la possibilità di ignorare le lezioni che non mi interessavano e di scegliere quelle che mi apparivano più interessanti.

Non era per niente romantico. Non avevo una stanza al dormitorio, così dormivo sul pavimento in stanze di amici. Restituivo i vuoti di cocacola per i 5 centesimi di deposito, ci compravo da mangiare, e mi facevo più di 10 kilometri a piedi attraverso la città, ogni domenica notte, per avere un pasto a settimana al tempio Hare Krishna. Che bello. Tutto quello in cui inciampai semplicemente seguendo la mia curiosità ed il mio intuito si rivelarono in seguito di valore inestimabile.

Per esempio:

il Reed College all’epoca offriva quello che era probabilmente il miglior corso di calligrafia del paese. In tutto il campus, ogni manifesto, ogni etichetta su ogni cassetto, era meravigliosamente scritto a mano. Decisi di prendere lezioni di calligrafia. Appresi la differenza tra i tipi di caratteri con grazie e senza grazie. Imparai l’importanza della variazione dello spazio tra combinazioni diverse di caratteri. Mi insegnarono quali elementi fanno della tipografia, una grande tipografia. Era affascinante: si trattava di storia, bellezza ed arte come la scienza non può catturare.

Niente di tutto ciò aveva la benchè minima speranza di una qualunque applicazione nella mia vita. Ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Macintosh, tutto mi tornò utile. E lo mettemmo interamente nel Mac. Era il primo computer che curasse la tipografia. Se non avessi mai scelto quel corso, al college, il Mac non avrebbe mai avuto font proporzionali e font a larghezza fissa. E siccome Windows ha copiato il Mac, è probabile che nessun computer li avrebbe avuti. Se non avessi scelto di interrompere il piano degli studi obbligatorio non avrei scelto quel corso di calligrafia ed i personal computer avrebbero potuto non avere la stupenda tipografia che hanno. Era ovviamente impossibile unire i puntini guardando al futuro mentre ero al college e capire in cosa si sarebbe concretizzata. Ma la realizzazione era estremamente chiara, guardardando alle spalle, dieci anni dopo.

Ve lo ripeto, non puoi unire i puntini guardando al futuro, puoi connetterli in un disegno, solo se guardi al passato. Dovete quindi avere fiducia nel fatto che i puntini si connetteranno, in qualche modo, nel vostro futuro. Dovete avere fede in qualcosa - il vostro intuito, il destino, la vita, il karma, quello che sia. Questo approccio non mi ha mai deluso e ha fatto tutta la differenza nella mia vita

La seconda storia parla d’amore e di perdita.

Sono stato fortunato - ho scoperto quello che amavo fare molto presto. Woz ed io fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo vent’anni. Lavorammo duro, e in 10 anni la Apple crebbe dai due che eravamo in un garage ad una società da 2 miliardi di dollari con più di 4000 impiegati.

Avevamo appena creato il nostro miglior prodotto - il Macintosh - un anno prima, e io avevo appena compiuto 30 anni. E fui licenziato. Come si fa ad essere licenziati dalla compagnia che hai fondato? Beh, non appena la Apple si espanse assumemmo qualcuno che pensavo fosse molto capace nel gestire l’aziende con me, e per il primo anno le cose andarono bene.

Ma la nostra visione del futuro cominciò a divergere e alla fine decidemmo di rompere. Quando ci fu la rottura i nostri dirigenti decisero di stare dalla sua parte. Così, a trent’anni, ero fuori. E molto pubblicamente. Il centro della mia vita da adulto era completamente andato, sparito, è stato devastante.

Non ho saputo che pesci pigliare per un po’ di mesi. Sentivo di aver deluso la precedente generazione di imprenditori per aver mollato la presa. Incontrai David Packard e Bob Noyce per cercare di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Fu un fallimento pubblico, pensai addirittura di andarmene. Ma qualcosa, lentamente, si faceva luce in me. Amavo ancora quello che avevo realizzato. L’inaspettato e repentino cambiamento alla Apple non avevano cambiato quello che provavo, neanche un poco. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Quindi decisi di ricominciare.

All’epoca non me ne accorsi, ma il mio licenziamento dalla Apple fu la cosa migliore che poteva capitarmi. Il peso del successo fu rimpiazzato dall’illuminazione di essere un principiante ancora una volta, con molta meno sicurezza su tutto. Questo mi liberò e mi consentì di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi, fondai una società di nome NeXT, un’altra di nome Pixar, a mi innamorai di una meravigliosa donna che sarebbe poi diventata mia moglie.

Pixar finì per creare il primo film animato al computer della storia, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione più famoso al mondo. Apple, con una mossa notevole, acquisì NeXT, io tornai ad Apple, e la tecnologia che sviluppo con NeXT è oggi nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. Laurene ed io abbiamo una stupenda famiglia.

Sono sicurissimo che niente di tutto ciò sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stato un boccone amarissimo da buttar giù, ma era la medicina di cui avevo bisogno. A volte la vita ti colpisce in testa come un mattone. Non perdete la fede. Sono convinto del fatto che l’unica cosa che mi ha consentito di proseguire sia stato l’amore che provavo per quello che facevo. dovete trovare ciò che amate. E’ questo è tanto vero per il vostro lavoro quanto per chi vi ama. Il lavoro riempirà gran parte della vostra vita e l’unico modo per essere veramente soddisfatti e quello di fare quello che pensate sia il lavoro migliore. E l’unico modo per fare il lavoro migliore e quello di amare quello che fate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare. Non vi fermate. Come tutti gli affari di cuore, lo saprete quando lo troverete. E, come nelle migliori relazioni, diventerà sempre migliore al passare degli anni. Quindi, continuate a cercarlo fino a quando non l’avrete trovato. Non fermatevi.

La terza storia parla di morte.

Quando avevo 17 anni, lessi un brano che diceva più o meno: “se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi lo sarà veramente”. Rimasi impresso, e da allora, per gli ultimi 33 anni, ho guardato nello specchio ogni mattina e mi sono chiesto: “se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei veramente fare quello che sto per fare oggi?” E ogni volta che la risposta fosse “No” per troppi giorni di seguito sapevo di aver bisogno di cambiare qualcosa.

Ricordare che morirò presto è stato lo strumento più importante che mi ha consentito di fare le scelte più grandi della mia vita. Perchè praticamente tutto - tutte le aspettative, l’orgoglio, le paure di fallire - tutte queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciandoci con quello che è veramente importante.

Ricordarsi che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare le trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è nessun motivo per non seguire il vostro cuore.

Circa un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto una TAC alle 7:30 del mattino e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava sicuramente di un tipo di cancro incurabile, e che avrei avuto un’aspettativa di vita non superiore ai 3-6 mesi. Il mio dottore mi consigliò di andare a casa e di sistemare le mie cose, che è il messaggio in codice dei dottori per dirti di prepararti a morire. Significa che devi provare a dire ai tuoi bambini ogni cosa che pensavi di dirgli nei prossimi dieci anni, in pochi mesi. Significa che devi assicurarti che ogni cosa sia a posto così che sarà la più facile possibile per la tua famiglia. Significa che devi dire addio.

Ho vissuto con quella diagnosi tutto il giorno. Più tardi, nel pomeriggio, mi è stata fatta una biopsia. Mi hanno infilato un endoscopio nella gola che è passato per il mio stomaco ed il mio intestino. hanno messo un ago nel mio pancreas e hanno prelevato alcune cellule dal tumore. Ero sotto sedativi, ma mia moglie, che era lì, mi ha detto che quando hanno analizzato le cellule al microscopio i dottori cominciarono a piangere perchè scoprirono che si trattava di una rarissima forma di cancro pancreatico curabile con la chirurgia. Sono stato operato. Ora sto bene.

E’ stata la mia esperienza più vicina alla morte e spero che rimanga tale per qualche decennio ancora. Avendola superata posso finalmente dirvi con più certezza di quando la morte era semplicemente un utile concetto ma puramente intellettuale:

Nessuno vuole morire. Neanche chi vuole andare in paradiso vuole morire per arrivarci. E nonostante tutto, la morte è la destinazione che condividiamo. Nessuno vi è mai sfuggito. E così dovrebbe essere perchè la Morte è probabilmente l’unica, migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Elimina il vecchio per far spazio al nuovo. Proprio adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo distante da oggi, diventerete gradualmente il vecchio che deve essere eliminato. Mi dispiace essere così drammatico, ma questa è la verità.

Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare dai dogmi - che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altri. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui lasci affogare la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore ed il vostro intuito. Loro sanno già quello che voi volete veramente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero giovane, c’era un’incredibile pubblicazione chiamata The Whole Earth Catalog, che era una delle bibbie della mia generazione. Era stata creata da un tizio di nome Stewart Brand non troppo lontano da qui, a Menlo Park, e la portò alla luce con il suo tocco poetico. Stiamo parlando dei tardi anni ‘60, prima dei computer ed il desktop publishing, quidi era tutta fatta con macchine da scrivere, forbici e Polaroid. Era una sorta di Google di carta, 35 anni prima della venuta di Google: era idealistico, e pieno di strumenti utili ed informazioni preziose.

Stewart ed il suo gruppo pubblicaro molti numeri del Grande Catalogo Mondiale fino all’ultima edizione. Eravamo a metà degli anni ‘70 ed io avevo la vostra età. Sul retro di copertina dell’ultimo numero c’erà la foto di una strada di campagna all’alba, quel tipo di strada sulla quale potreste trovarvi a fare l’autostop se voste così avventurosi. Sotto c’erano queste parole “Siate affamati, siate folli “. Questo era il messaggio di congedo. Rimanere affamato. Rimanere folle .Me lo sono sempre augurato. Ed ora, per voi che state per laurearvi, lo auguro a voi.

Siate affamati. Siate folli.

Grazie.

domenica 20 aprile 2008

“Paolo svegliati.”

“Paolo svegliati. Sono le 7.40 devi andare a lezione”. Inizia così un sabato che poteva essere come tanti altri invece…“Paolo svegliati. Sono le 8.00 devi andare a lezione”. Ebbene si. Sabato mattina la classica mattina in cui uno vorrebbe riposarsi dalla settimana di studio, viene interrotta dalla soave voce di mia madre che mi ricorda ciò che io, inconsciamente, avevo rimosso: lezione ore 8.30 Aula Magna di Lingue. E tu sei li, avvolto nel candore e nel calore delle tue coperte, quando decidi di aprire gli occhi e vedi tua madre che già di primo mattina ti urla dietro cercando di farti svegliare. Dopo essere riuscito a rispondere alle domande esistenziali della vita “Ma io chi sono?”, “Dove mi trovo?”, “Che cosa voglio”, decido di compiere il grande passo: alzarmi dal letto. Compiuto questo primo assai faticoso step per inerzia mi appresto a eseguire gli altri: doccia, colazione e via in macchina.
Giunto al parcheggio nei pressi della Facoltà di Lingue, dopo essere sceso dalla macchina, guardando per terra mi accorgo delle care amiche righe blu. Incomincia, allora, l’odiata ricerca delle monetine per pagare il dazio per poter seguire alla lezione.
Finiti i preliminari, rendendomi conto del mio ritardo, incomincio a correre verso l’aula ma , appena giunto davanti ad essa, noto che tutti i miei compagni di corso erano li ad attendere il bidello che aprisse l’aula. Dopo aver aspettato venti minuti l’arrivo del bidello decidiamo insieme al prof di metterci alla ricerca del suddetto. La nostra ricerca risulta essere vana. Ci troviamo davanti a due alternative: lezione all’aperto con poche panchine stile americana o sfruttare la sala studio con posti a sedere. Grazie alla intelligenza di tutti optiamo per la seconda possibilità.
Giunti in “aula”, il professore incomincia introducendoci le tematiche che affronteremo durante il corso. Per conoscersi meglio il prof. chiede ad ognuno di noi di presentarsi, di raccontare il proprio percorso universitario. Dopo due ore di dialogo sui temi della comunicazione, del rapporto tra web e giornalismo, ci vengono consegnati i compiti per casa. Viene chiesto ad ognuno di noi di costruire un blog in cui raccontiamo un po’ di noi e delle lezioni.
Tutto questo post ha la funzione di raccontare l’epica giornata di sabato e in più di iniziare questo lavoro che ci accompagnerà fino al mese di giugno.
A presto